Il caso del giorno si chiama “blackout a Gardaland” e ci da lo spunto per parlare di un tema che è diventato sempre più di rilevante importanza anche nel settore dei parchi di divertimento. Il mal di bufale è sulla bocca di tutti, specialmente di chi quotidianamente ha a che fare con tutto ciò che è internet e comunicazione, tanto da costringere anche Google ad attivarsi per implementare sistemi di certificazione delle notizie con l’intento di salvaguardare l’informazione corretta da tutto ciò che invece produce spazzatura mediatica e danni alla comunità. Ma purtroppo questa guerra alle bufale è solo all’inizio e non sarà affatto semplice arginare un problema dilagante e senza controllo.
Il fatto: nella giornata di sabato 8 aprile un blackout elettrico durato pochi istanti all’interno di Gardaland si è tramutato nell’evento mediatico della giornata tanto da ricevere copertura praticamente globale da parte di ogni media televisivo, della carta stampata e del web.
Ma tutto questo allarmismo e sensazionalismo è stato davvero giustificato?
Come sono andate le cose veramente?
Attraverso testimonianze dirette e la raccolta di informazioni sul campo appuriamo che:
- Il blackout elettrico è durato pochi secondi, per l’esattezza 14
- Una vettura dell’attrazione Sequoia Adventure si è fermata lungo la salita (non a testa in giù), ovvero nel posto più servito per qualsiasi tipo di evacuazione che è stata correttamente effettuata come da prassi in 20 minuti dalla squadra di sicurezza interna nel parco, formata proprio per intervenire in questi casi
- In un’ora e mezza tutte le attrazioni ferme (10 e non la totalità delle attrazioni del parco) sono ripartite dopo le regolari e obbligatorie verifiche di sicurezza
- Nessun’altra attrazione – oltre a Sequoia Adventure – ha avuto convogli fermi lungo il percorso e al di fuori delle 10 citate più sopra sono state ferme solo per il tempo tecnico del blackout ovvero pochi secondi
Come è stato riportato in termini giornalistici questo avvenimento?
“Giornata da brivido a Gardaland”, “Passeggeri bloccati a testa in giù per oltre un’ora”, “Tutte le montagne russe bloccate”, “La nuova attrazione Shaman non funzionante per colpa del blackout”, “Nessun ferito per fortuna”, “Vigili del fuoco costretti ad intervenire”, “Gigantesco blackout”, “Codacons chiede alla magistratura di indagare”, “Gardaland ha orchestrato tutto per farsi pubblicità” e potremmo continuare all’infinito perché la lista è davvero lunga…
Chiunque abbia a che fare con il giornalismo è sicuramente a conoscenza delle “Five Ws”, ovvero delle regole di buona condotta identificate per aiutare il cronista ad inquadrare il fatto e a presentarlo nella maniera corretta al lettore: Who? («Chi?»), What? («Cosa?»), When? («Quando?»), Where? («Dove?»), Why? («Perché?»). La parziale o totale inosservanza di queste regole produce incorretta sintesi dei fatti, poca essenzialità e scarsa attendibilità.
Riferendosi al fatto di Gardaland, poco di quanto descritto nelle news circolate risponde a verità e ciò è frutto di un’evidente lacuna proprio nel rispetto di queste regole: le notizie circolate non sono state – nella maggior parte dei casi – verificate direttamente da parte dei media ma sono state redatte prevalentemente attraverso un tam-tam su internet amplificato di volta in volta di termini sensazionalistici e incorretti (alla stregua del gossip o della chiacchiera di quartiere).
In questo frangente non è rilevante prendere le difese di Gardaland e di Merlin, che avranno sicuramente il loro da fare per appurare le cause di questo blackout, ma piuttosto cercare di evidenziare alcune circostanze che accomunano tutte le strutture del divertimento e che i vari servizi giornalistici puntualmente trascurano e/o omettono:
- La mancanza di energia elettrica in un parco è un fatto che può (in genere molto raramente) accadere tanto che la quasi totalità dei parchi prevede nel regolamento a disposizione del visitatore una voce specifica su questo tema. Questa voce altresì spiega che non è previsto un rimborso del biglietto di ingresso in caso di blackout temporanei
- Il blocco delle attrazioni è un fattore che può accadere in maniera isolata ANCHE indipendentemente da un blackout elettrico. Ciò generalmente è la risultanza della segnalazione di una potenziale incongruenza riscontrata dai sistemi di sicurezza, che bloccano preventivamente la macchina onde garantire incolumità dei passeggeri e sicurezza della struttura. Una volta verificata la potenziale anomalia la macchina può essere generalmente rimessa in funzione
- Tutte le attrazioni sono dotate di piani di evacuazione nonché di infrastrutture preposte ad agevolarne lo svolgimento. Nel caso specifico di Gardaland ad esempio, il convoglio era fermo lungo la salita, ovvero un punto in cui una scala di servizio facilita qualsiasi procedura di evacuazione senza richiedere intervento dei vigili del fuoco ovvero affidando il tutto alla squadra interna al parco
- A fronte di un’anomalia di qualsiasi tipo l’attrazione deve essere posta in modalità di reset e riavvio, procedura che richiede lo svolgimento di una serie di controlli e procedure, nonché la messa in funzione “a vuoto” della macchina per alcuni cicli operativi. Questa procedura può richiedere da pochi minuti a fin quasi un’ora a seconda della complessità della stessa
Se tutti i giornalisti che si sono prontamente scapicollati per pubblicare la notizia, magari anche a caccia di like sui social (perché non possiamo trascurare anche questo aspetto oramai deleterio della comunicazione), avessero fatto una piccola e veloce ricerca con incrocio dei dati e delle testimonianze reali, si sarebbero trovati costretti ad utilizzare termini più consoni alla (scarsa) gravità del fatto ovvero a favore di un’informazione più veritiera e meno allarmistica. La speranza è che anche questo caso (come mille altri) passi presto nel dimenticatoio, rimane però forte il dispiacere che tutto ciò alla fine conduca essenzialmente a sminuire tutto l’impegno e la professionalità che i parchi investono nelle proprie strutture nonché tutte le persone che si adoperano quotidianamente nel loro esercizio.
La domanda poi sorge spontanea: ma se questa è la prassi a cosa dobbiamo credere oggigiorno?
Leggi l’articolo originale Fake news e fact checking: i “malanni” del giornalismo contemporaneo su Parksmania.